Il diritto di contare

Una sana boccata di buoni sentimenti nella rievocazione di una vicenda vera ambientata negli USA della segregazione razziale. ()
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Stati Uniti d’America, anni ’60. La Nasa è impegnata a contrastare alla Unione Sovietica la supremazia dei voli spaziali. Nella sede di Langley in Virginia, l’agenzia assume numerose donne di colore per affidare loro complessi calcoli matematici, fondamentali per la conquista dello spazio.

“Il diritto di contare”, il titolo originale sarebbe “Figure nascoste”, racconta la storia esemplare di tre di loro che, contro tutto e tutti, conquistano credibilità scientifica e il rispetto dell’uomo bianco.

Razzismo, sessismo e segregazione razziale, temi pur presenti nel film, sono raccontati dal regista Theodore Melfi senza particolare drammaticità, sviluppando con eleganza anche cromatica soprattutto toni da commedia.

Film sostanzialmente buonista, forse non sottolinea a sufficienza l’infamia del razzismo e la stupidità dell’uomo bianco, impegnato a mantenere la sua supremazia senza voler pagare dazio.

Brave e simpatiche le interpreti che assicurano un paio d’ore di sano divertimento senza trascurare ammonimenti intorno al valore dei diritti civili e dell’uguaglianza.

Va da sé che il fine è lieto, nei limiti di quanto accade ancora oggi, e non solo negli Stati Uniti, in materia di razzismo.

Come si dice a Milano:” Piuttosto che niente è meglio piuttosto”.


Il diritto di contare

Regia di Theodore Melfi

USA 2017, 127’


In programmazione al cinema Palestrina.



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