Chi sta dalla parte dei cittadini?
La questione degli scali FS milanesi è un problema che avrà certo un peso notevole sullo sviluppo futuro di Milano, come è stato ripetuto da più parti, ma prima ancora è un problema che sta mettendo in tutta evidenza, e drammaticamente, la crisi della rappresentanza politica che, in una società che si vuole considerare democratica, dovrebbe agire nel solo ed esclusivo interesse del cittadino.
Da quando la nuova amministrazione del Comune di Milano ha ripreso in considerazione la faccenda scali FS, deliberando di voler definire in tempi brevi un Accordo di Programma, che la giunta precedente non era riuscita a concludere, e avviato l’iter procedurale affidando all’assessore all’urbanistica Maran il mandato a trattare questo Accordo, abbiamo avuto modo di comprendere la vera natura della posta in gioco, che trascende la pur rilevante importanza della destinazione futura di queste aree.
Dopo aver partecipato lo scorso dicembre al Workshop sugli scali FS, organizzato in accordo con il Comune da FS Sistemi Urbani srl, società creata da FS per la valorizzazione delle aree degli scali dismessi, di cui abbiamo riferito su queste pagine, dopo l’incontro con l’assessore Maran, il consigliere Monguzzi e l'assessore Antonella Bruzzese del Municipio 3, dopo aver preso visione di alcuni documenti pubblicati dall'amministrazione sulla questione scali e partecipato al recente convegno in sala Alessi “scalare Milano” martedì 7 marzo, organizzato dai firmatari dell’Appello sul futuro degli scali ferroviari di Milano e dal gruppo consiliare Milano in Comune, mi sembra che ai cittadini milanesi debbano risultare ormai del tutto evidenti la natura e gli scopi dell’operazione scali FS.
L’obiettivo dichiarato di FS Sistemi Urbani srl è quello di “valorizzare” le aree degli scali dismessi, ottenendo dal Comune di Milano con la sottoscrizione dell’Accordo di Programma una immediata variazione del Piano di Governo del Territorio, che attualmente assegna a queste aree un valore nullo, valorizzazione che permetterebbe al gruppo FS di quotarsi in borsa privatizzando un patrimonio che è oggi di proprietà del demanio, quindi pubblico, quindi dei cittadini. Mentre le aree Expo sono state acquisite acquistando a caro prezzo terreni privati, qui si sta compiendo l’operazione inversa, si acquisiscono da parte di un ente pubblico, avente fini istituzionali completamente estranei a quelli immobiliari, aree pubbliche da mettere in vendita (collocare sul mercato) attraverso la privatizzazione dell’ente. E’ un percorso inaccettabile in quanto vengono sottratti beni di proprietà pubblica, quindi incedibili e inalienabili, e non viene riconosciuto all’amministrazione comunale il dovere e il diritto, per conto della propria cittadinanza, di decidere in piena autonomia l’utilizzo di queste aree.
Si sta seguendo un percorso che prescinde in maniera sostanziale dalla cura dell’interesse prevalente dei cittadini, attuato con metodi imparziali, visto che l’incarico per valutare i “master plans”, altrimenti detti “visioni”, delle aree è stato da FS Sistemi Urbani srl affidato a studi di progettazione senza aver bandito alcun concorso pubblico, come dovrebbe avvenire ancor prima che a termini di legge secondo la logica e il buon senso.
E non si capisce come le scelte progettuali che verranno incluse nell’Accordo di Programma in discussione possano prescindere da questi “master plans”, altrimenti a quale scopo sono stati richiesti, per sprecare tempo e danari?
Quale senso e scopo ha allora la consultazione che l’assessore Maran sta promuovendo se non quello di dimostrare la buona volontà di ascoltare la cittadinanza, raccogliendo indicazioni e pareri espressi al di fuori di un qualsiasi inquadramento che ne possa consentire una coerente e logica implementazione. Le consultazioni si fanno semmai dopo aver definito le scelte che l’amministrazione avrà deciso in merito alle destinazioni e l’utilizzo della aree, non prima, altrimenti sarà ben difficile che rispondano alle effettive esigenze della popolazione.
Mi domando quindi che valore può avere il questionario che il Municipio 3 propone ai cittadini, di cui per caso sono venuto a conoscenza, nella consapevolezza che la trasformazione dello scalo di Lambrate è in ultima analisi finalizzata alla privatizzazione di questo patrimonio e nulla di tutto questo è stato messo in evidenza prima e in discussione poi nella sede in cui dovrebbe avvenire il confronto pubblico, ossia il Consiglio del Municipio 3.
Se i partiti che ci rappresentano non svolgono la loro funzione credo non si possa restare indifferenti e credo che i cittadini debbano fermamente opporsi e reagire, mettendo in atto tutte le forme di protesta civile possibili per riaffermare i principi su cui si deve basare una democrazia . La partecipazione dei cittadini allora avverrà partecipando a tutte le iniziative che verranno promosse dai movimenti e dai gruppi che non intendono accettare passivamente questo stato di cose.