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Presso il Consorzio Viale dei Mille, un appuntamento del 6° forum delle politiche sociali: l’uscita “dal carcere tra vincoli materiali e opportunità concrete”.
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Il Consorzio via Dei Mille è uno spazio nato per favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti dentro e fuori dal carcere. È stato fondato a fine 2015, su iniziativa del Comune di Milano, da cinque cooperative sociali che lavorano negli istituti di San Vittore, Opera e Bollate, e molti abitanti della zona già lo conoscono come showroom, spazio di incontro tra i cittadini e le cooperative e luogo di vendita  di beni e servizi prodotti in carcere.

Qui, martedì 28 febbraio, nel contesto delle attività del 6° forum delle politiche sociali, ha avuto luogo l'incontro dedicato al delicato tema del reinserimento nel mondo del lavoro e nella vita sociale degli ex-detenuti.

L'incontro è stato introdotto da Anita Pirovano - consigliera comunale -, che ricorda gli ostacoli che un detenuto incontra al termine della pena: lo stigma sociale è l'ostacolo principale all'inserimento e la memoria collettiva dispensata da internet impedisce il diritto all'oblio nel momento in cui un ex detenuto affronta un colloquio di lavoro, è sufficiente un click e il computer rivela ogni particolare della sua vita.

Luigi Pagano – provveditore alle carcere di Milano - spiega l'asserzione precedente. In carcere ci sono circa 20.000 detenuti con una pena sino ai 4 anni e 5.000 a 1 anno, che affollano le carceri e potrebbero usufruire di pene alternative, come i domiciliari, l'affidamento in prova, ma la società non è pronta. Le condizioni per attuare i domiciliari costituiscono il limite alla richiesta, perché esige un'abitazione, una famiglia che sostenga e ciò inibisce l'alternativa.  Da alcuni carceri nessuno chiede i domiciliari. Spesso per i detenuti il carcere è un luogo più protettivo dell'esterno in quanto fornisce cibo, socializzazione, un ricovero e d'altra parte il carcere è un luogo che risponde all'ottica immediata di punizione, sebbene il carcere dovrebbe recuperare oltre che punire. Bisognerebbe bypassare il carcere e trovare pene diverse, ma la società non è ancora in grado di pensarci. Per facilitare il percorso di reinserimento, una volta conclusa la pena dovrebbe essere tolto ogni riferimento del reato dalle carte.

Per Severina Panarello- responsabile esecuzione penale esterna -, una riforma si può fare per chi deve scontare una pena di 3-4 anni, ma è un problema di spesa. Le norme attuali vanno verso un ritorno di pena al territorio di appartenenza del detenuto. Esiste bensì un “dipartimento minorile di comunità”, che però ha il compito di aiutare le persone al ritorno nel territorio d'appartenenza. Scontare una pena in un modo adeguato è un bene per tutti e un progetto esiste se tutti ne partecipano in modo civile. Usciti dal carcere, molti non hanno né domicilio, né rete assistenziale (pasti, igiene personale, ritrovarsi). Le riforme del legislatore vengono fatte a costo zero, ma i costi ci sono e noi dobbiamo occuparci anche di chi sta fuori, per garantire almeno i diritti costituzionali. Le risorse non bastano e il nostro lavoro sul territorio è creare una rete, per questo utilizziamo anche il fondo europeo, che ci riconosce competenza, dando un giusto riconoscimento al tentativo di cambiare vita degli ex detenuti. Tutti i tentativi di svuotare le carceri sovraffollate  – per cui siamo stati condannati dalla UE – funzionano con la rete, perciò mettere in comune le risorse è sempre più necessario.

Ornella Villella - responsabile enti locali -, afferma che il Comune di Milano lavora per servizi che è altra cosa rispetto al pronto intervento su cui spesso si trova costretto ad intervenire. Non è il Comune che può rispondere a chi sta uscendo dal carcere, occorre predisporre l'uscita di chi si sa  non avere nessuno, tramite educatori e agenti di rete. CeLAV (dal 2000 centro mediazione lavoro della Provincia e ora di Comune di Milano per facilitare l'inserimento e la permanenza nel mondo del lavoro di persone svantaggiate. Vedi articolo intervento dott. Villella ) costruisce progetti,  più di 300 l'anno, ma il 70% sono tirocini, occorrono invece forme nuove di politiche del lavoro.

Per Dario Cella - già addetto all'economia carceraria - , dovrebbe esserci un pronto soccorso che vada oltre i primi problemi. L'impresa carceraria, che utilizza fondi statali, è una risorsa per dare lavoro e un reinserimento sociale; dal 2011 “ l'Accelleratore di impresa ristretta” ( sostegno alle attività imprenditoriali profit e non profit all'interno dei penitenziari milanesi. Ha sede in viale Dei Mille, 1) consente di espandere l'impresa anche all'esterno con contratti 2 + 1 anni.  A partire da questo si pensa a un consorzio. Attualmente sono attivi circoli cooperativi che consentono un ritorno positivo: la “Cooperativa Alice”,  Il ristorante “In galera”, L'Opera in Fiore, laboratori di falegnameria, teatro, noleggio furgone per riti e cerimonie, l'evento “Frutti dal carcere” che è diventata una bella manifestazione con esposizione e vendita di merci create in galera, così come il mercatino di Natale di Pagano.

Per Claudio Cazzanelli - coordinatore del progetto ARIA  per promuovere l'integrazione delle persone in misura alternativa -,  l'inclusione sociale, che equivale al riscatto sociale, incontra un limite nelle nostre paure. La sperimentazione a San Vittore, dal 2003, ha sviluppato un cambiamento organizzando un servizio in connessione con altri istituti di pena e creando una rete per offrire un minimo di garanzia: ottenimento di documenti, anche per la salute, aiuto per compilazione di domande per una casa, per l'inserimento in famiglia, su segnalazione di uffici. Sono previste 3 fasi della messa in opera della rete : prima, durante e dopo la carcerazione con presa contatti sul territorio, con aiuto psicologico per il rientro in famiglia con esiti che necessitano di personale specializzato. E' il “Servizio punto a capo” che interviene anche per chi esce dopo una lunga detenzione e non si orienta più nel mondo esterno. Nel biennio 2014-2016 un migliaio di persone hanno usufruito di questa assistenza e bisogna ricordare che per molti il welfare è in carcere. Nel carcere di Opera è stato creato un gruppo per i detenuti stranieri, così a Bollate, esiste anche un gruppo esterno per le madri dei ragazzi delle bande latine. Occorre implementare le occasioni per superare le paure degli ex detenuti e verso gli ex detenuti.

Luisa Della Morte - della cooperativa Alice di viale dei Mille -, spiega che quando le persone conoscono, capiscono e rendere visibili i risultati raggiunti e i prodotti effettuati, aiuta la comprensione. A questo scopo vengono promossi momenti di incontro, importanti per non diventare autoreferenziali: ogni sabatolo mattina viene organizzata, su prenotazione e non, la vendita dei prodotti da forno del Beccaria. Il lavoro della cooperativa si orienta anche nella ricerca di commesse e il Comune ha riservato loro una quota del 5% , è stato chiesto anche alle municipalizzate, ma è difficile.

Alessandra Naldi - garante dei diritti delle persone private della libertà per il Comune di Milano - dice che questo Forum offre un'occasione di d'incontro per migliorare il lavoro. I problemi, per chi esce dal carcere e vuole ricominciare senza ricadere nel passato, sono molteplici e diversi anche per il tipo di reato. Oltre la difficoltà a cercare casa e lavoro, si aggiungono il reinserimento nel quartiere di residenza problematico, la necessità di aiuto psicologico, le risorse che scarseggiano. Occorre però valorizzare ciò che funziona. Milano offre una gamma di servizi enorme, già esistenti e sperimentati e quelli che funzionano devono restare; l'orientamento e l'accompagnamento e i servizi al lavoro sono grossi temi sui quali opera anche l'Associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema carcerario. La risposta deve essere politica, come, per esempio trasferire un 20% di risorse indirizzate al penale, riversandolo, invece che in più agenti in carcere, in più educatori e assistenti sociali fuori dal carcere. E' uno spostamento di livello politico per rendere funzionale queste risorse esterne.  


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