Prima della pensione ovvero Cospiratori una commedia dell’anima tedesca

In scena all’Elfo Puccini sino al 26 febbraio una lettura molto dark di uno dei drammi più caustici di Thomas Bernhard, autore austriaco votato alla corrosività narrativa. ()
prima della pesnione immagine

“Germania pallida madre”, verrebbe da dire citando Bertolt Brecht che quella terra, la sua terra, conosceva molto bene. Altrettanto bene la conosce Thomas Bernhard che, pur essendo di nazionalità austriaca, ha dedicato gran parte della sua riflessione di pura filosofia teatrale a quel tormentato paese.

Molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, il giudice Rudolf Höller è giunto alle soglie della pensione. Vive nel vecchio appartamento di famiglia con la sorella Vera, a lui devota e con la quale condivide un rapporto incestuoso, e la ribelle sorella minore Clara, immobilizzata su una sedia a rotelle dopo esser stata vittima di uno degli ultimi bombardamenti americani sulla loro città.

I tre vivono nel rancore e nella rabbia per i loro destini miserandi e per il tormento dei loro rapporti con se stessi e con il mondo che li circonda.

Il dramma, in tre parti, si apre con un lungo confronto che degenera in scontro tra le due sorelle che sembrano essere, al contempo vittime e carnefici di se stesse ma, soprattutto, del fratello che, con tutta la sua maschile protervia, entra in scena al secondo atto.

Al centro del dramma, la grottesca celebrazione del compleanno di Himmler, il feroce comandante delle SS, che il giudice, nazista nostalgico, pretende di ricordare ogni 7 ottobre. Tra lugubri mascherate crociuncinate, brindisi alcolici, monologhi deliranti si consuma il dramma di una nazione che stenta ancora a elaborare il proprio tragico lutto.

Dice il giudice:” In ognuno di noi si cela un assassino, basta solo risvegliarlo. Noi siamo un gruppo di cospiratori. Nessuno sa cosa facciamo, nessuno sa cosa pensiamo, nessuno sa chi siamo”.

Il progetto, le scene, la regia e l’interpretazione di Vera e del giudice si devono a Elena Bucci e Marco Sgrosso, alias la premiata ditta Le belle bandiere, la sorella paraplegica lucidamente folle è interpretata da Elisabetta Vergani, ben nota al pubblico milanese.

Dalle note dello spettacolo: “Tra ambigue memorie d’infanzia e di guerra, un raccapricciante album fotografico risfogliato anno dopo anno, recriminazioni incrociate, grottesche mascherate e brindisi spettrali, si consuma un rito fuori tempo che precipita verso un finale sospeso tra dramma e tragica ironia”.

Chi non conoscesse il civile teatro di Thomas Bernhard può cogliere l’occasione al volo e trovarne soddisfazione grazie alla rilettura di Elena Bucci, Marco Sgrosso ed Elisabetta Vergani.

Qua e là, qualche lentezza e qualche compiacimento di troppo non inficiano un lavoro drammaturgico complesso e coinvolgente, sempre in bilico tra tragedia e farsa.


“Parlino altri della propria vergogna,
io parlo della mia.
……..
O Germania, pallida madre!
Come t’hanno ridotta i tuoi figli,
che tu in mezzo ai popoli sia
o derisione o spavento!”.

(Bertolt Brecht)



(a cura della Redazione)




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