Un re allo sbando
Dal Festival di Venezia 2016, un piccolo film belga che “castigat ridendo mores”.
Eccoci in presenza di una sgangherata storia che, grazie alla sua improbabilità, ha invece la grazia dell’improvvisazione intelligente e della creatività. Vi si narra di un malinconico re del Belgio in visita di stato in Turchia, accompagnato da una sorta di corte dei miracoli di funzionari, camerieri e addetti alla comunicazione, tra cui un eccessivo regista inglese incaricato di realizzare un documentario sull’evento.
Alla notizia che la Vallonia, la regione francofona del Belgio, ha proclamato l’indipendenza, lo stralunato re cerca di ritornare in patria, suscitando le ire dei servizi turchi, assecondato maldestramente dal suo staff. Durante la rocambolesca traversata dei Balcani e dell’Adriatico accade di ogni: il re si mimetizza con le coriste di un gruppo folcloristico bulgaro (ricordate i cori di Goran Bregovic?), nella ex Jugoslavia la regale compagnia si imbatte in un alcolico cecchino serbo e, anziché sbarcare sulle coste italiane, i nostri eroi si ritrovano in Albania.
Fin qui divertimento puro, con una vena persino spregiudicata di nonsense alla Hellzapoppin che, ahinoi, nasconde temi dannatamente seri: la litigiosità tra gli stati europei, l’autoritarismo turco, le ferite ancora aperte nei paesi della ex Jugoslavia.
Regia leggera ad assecondare i toni del paradossale, in un’operina godibile che, al contempo, dà da pensare. Impareggiabile nella sua impassibile tenacia il re dei Belgi che, a tratti, ricorda la maschera del grande Jacques Tati.
Un re allo sbando
Di Peter Brosens e Jessica Woodworth
Con Peter Van den Begin, Bruno Georis, Lucie Debay
Bel.-PB-Bulgaria 2016 94’
In programmazione al cinema Palestrina.