Doveroso inciampare

Nel pomeriggio di sabato 28 gennaio una manifestazione per ricordarci di non abbassare mai la guardia contro il fascismo e il nazismo. “Nessuno tocchi le pietre della memoria”. ()
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Malgrado il freddo pungente, migliaia di persone hanno portato la loro solidarietà alle vittime della Shoah, partecipando alla manifestazione indetta dal Municipio 3 per condannare l’atto di vandalismo subito dalla “pietra d’inciampo” dedicata a Dante Coen, assassinato dai nazisti nel 1945 nel campo di concentramento di Buchenwald.

L’idea delle “pietre d’inciampo”, blocchi di porfido ricoperti da una lastra d’ottone, è dell’artista tedesco Günter Demnig che, a partire dal 1995, ha introdotto in Europa questa pratica civile di ricordare le vittime della Shoah.

Recentemente, in occasione della Giornata della Memoria, anche il Comune di Milano ha aderito a questa testimonianza inserendo nei marciapiedi prospicenti le abitazione di deportati ebrei alcune “pietre d’inciampo”.

Quella dedicata a Dante Coen, posta in opera davanti al numero civico 20 di via Plinio, dove Coen viveva prima di essere arrestato il 26 luglio del 1944, deportato ad Auschwitz e assassinato a Buchenwald il 4 aprile del 1945, è stata imbrattata con vernice nera da parte di sconosciuti vandali.

La manifestazione “Nessuno tocchi le pietre della memoria”, che si è tenuta nel pomeriggio di sabato 28 gennaio, ha voluto sottolineare la risposta civile della città contro un ennesimo atto di barbarie nei confronti di vittime ebree della furia nazista e fascista.

I manifestanti si sono poi messi in fila seguendo un significativo filo rosso che ha collegato, non solo idealmente, l’abitazione di Dante Coen al Memoriale della Shoah presso la Stazione Centrale.

La presenza del ministro Andrea Orlando, del sindaco Giuseppe Sala, della presidente del Municipio 3 Caterina Antola e di numerosi amministratori cittadini ha sottolineato la gravità dell’atto vandalico e la risposta civile della città.

Per dirla ancora una volta con le parole di Primo Levi:” Meditate che questo è stato” ma ancora molti, troppi hanno la memoria corta.



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