Omaggio a Jim Jarmusch

Dall’11 al 21 febbraio Spazio Oberdan presenta un’esaustiva rassegna dedicata a Jim Jarmusch, uno dei registi più significativi dei nostri tempi. Categoria: imperdibile. ()
daunbailo

Maltrattato dalla Giuria del Festival di Cannes nel 2016, “Paterson” si è poi rivelato, se non il migliore, tra i migliori film della passata stagione. Un’opera anomala e coraggiosa che mette al centro dell’attenzione la poesia, senza retorica e senza secondi fini. Un ottimo film. Punto e a capo.

Ben venga dunque la rassegna che la Cineteca Italiana dedica all’autore di quel film, quel Jim Jarmusch che nella sua ormai più che trentennale carriera cinematografica ha sempre privilegiato la centralità del racconto anche a discapito, ma così non è stato, della forma e dell’estetica.

L’esordio internazionale risale al 1986 (partecipò in concorso al Festival di Cannes) con quel “Daunbailò” che mise insieme un cast tanto eccezionale quanto improbabile (Roberto Benigni, John Lurie, Tom Waits) al servizio di un originalissimo noir onirico, tra paludi e foreste di un’America molto minore.

Ancor prima, nel 1984, si colloca “Stranger Than Paradise”, che partecipò al Festival del cinema di Torino, ballata on the road in un’America di perdenti.

E poi, a seguire, nel corso del tempo, film che hanno segnato l’immaginario attraverso percorsi impervi ma affascinanti. Vicino al capolavoro, ad esempio, l’anomalo western “Dead Man” (1995), crepuscolare e straziante, alla ricerca dell’anima più cupa della storia, reinventata come mito, dell’America più violenta.

E poi ancora “Ghost Dog-Il codice del samurai” (1999) che racconta una violenta vicenda di malavita, con la strepitosa interpretazione di Forest Whitaker.

Del 2003 è “Coffee and Cigarettes”, impietosa cronaca a episodi del cazzeggiamento di improbabili personaggi persi dietro le loro storie di fallimento e di miseria. Anche in questo caso il cast è stellare con Steve Buscemi, Cate Blanchett, ancora Roberto Benigni e Tom Waits, Iggy Pop e Bill Murray, tra gli altri.

Di due anni dopo è “Broken Flowers” (2005), altro viaggio on the road alla ricerca di una presunta paternità perduta, interpretato con sofferta indolenza da Bill Murray che, sulla sua strada, incontra donne inquiete come Sharon Stone, Tilda Swinton e Jessica Lang.

Da non perdere, l’esordio del regista, siamo nel 1980, con “Permanent vacation” che già contiene, in nuce, molti degli elementi che verranno poi ripresi nella filmografia successiva.

Jim Jarmusch insomma è un grande autore che sa descrivere con sapienza personaggi e situazioni, collocandoli nel suo e nel loro tempo, come sostiene per altro, anche la presentazione della rassegna:”Un cinema alimentato da uno sguardo sempre lucido e attento, che si posa sul mondo con ostinata insistenza e capace di restituire alle cose la densità perduta”. Ben detto.

A sostegno del cinema di Jarmusch grandi attori e una costante colonna sonora che trova la sua apoteosi in “Gimme Danger” (2016), documentario dedicato ai The Stooges, la band rock di Iggy Pop che, non a caso, è una delle icone del regista.

Per la programmazione completa e le modalità di accesso, opportuno consultare il sito  

www.cinetecamilano.it

 

Scusate il gioco di parole: una rassegna per non rassegnarsi (al brutto che avanza).


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