La pelle dell'orso

Anni Cinquanta del secolo breve. In un nostrano “Far East”, che nulla ha da invidiare al selvaggio west di mille film targati USA, si sviluppa in poco più di 90 minuti la reciproca educazione sentimentale, che vorrebbe essere esemplare, tra un padre fallito alla ricerca di una rivincita esistenziale e un figlio alla ricerca, tutta adolescenziale, di se stesso e della verità sulla morte della madre.

In uno scenario dominato dai valori estremi della natura e della montagna, i due personaggi inseguono le orme di un orso che ha seminato terrore e timori superstiziosi nella comunità della valle. Giusto tacere il finale, se non nel riflettere che il figlio trova la strada per superare con fermezza la propria sacrificata adolescenza.

Marco Segato, il regista, al suo primo lungometraggio si misura con un eccellente cast attoriale (che forse poteva essere utilizzato meglio) segnato dall’umore introverso di un ruvido Marco Paolini e sorretto per altro da un altrettanto eccellente cast tecnico che gli consente di utilizzare al meglio i vari linguaggi del cinema (su tutti, ottima la fotografia di Daria D’Antonio).

La storia, rielaborata dallo stesso regista con Paolini e con Ezio Monteleone dal romanzo omonimo di Matteo Righetto, risulta sin troppo semplice e lineare, anche se percorsa, a tratti, da una sua forza intrinseca che permette di superare i caratteri un po’ stereotipati e schematici dei personaggi.

A proposito di orsi, i paesaggi e la violenza della natura richiamano, senza sfigurare malgrado l’abissale disparità dei mezzi impiegati, i temi presenti in “Revenant-Redivivo” che ha valso l’Oscar a Leonardo DiCaprio.

Lassù sulle montagne...

La pelle dell’orso

regia di Marco Segato

con Marco Paolini, Leonardo Mason, Lucia Mascino, Paolo Pierobon, Maria Paiato

Italia 2016, 92’

In programmazione al cinema Palestrina.