La libraia di piazzale Loreto

Un coinvolgente esercizio di memoria che ricompone la storia di Milano nelle vie e nelle piazze negli anni della seconda guerra mondiale (e non solo).


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Tinin Mantegazza è molto noto a Milano per le sue varie attività di operatore culturale, spesso condivise con la moglie Velia. Regista, pittore, organizzatore teatrale, ha fondato nel 1978 il Teatro del Buratto e ha diretto il Teatro Verdi. E questa è solo una parte della sua intensa biografia creativa.

Vive ormai da molti anni a Cesenatico non certo in preda all’ozio, tanto è vero che alla verde età di 84 anni (a febbraio di quest’anno è approdato a quota 85) ha messo nero su bianco le sue memorie milanesi, legate soprattutto agli anni a cavallo della fine della seconda guerra mondiale.

Si è esercitato così in una raccolta di racconti che ha il merito di ricordare in presa diretta la Milano di quegli anni alle prese con il crudele giogo del nazifascismo e gli aneliti della liberazione.

Gli scenari cittadini di questo partecipato amarcord sono spesso individuati in vie e piazze della zona Loreto-Città Studi dove per altro, in via Vallazze, abitava il giovane Mantegazza, a poche centinaia di metri del fatidico piazzale Loreto, che è uno dei luoghi topici della nostra città.

Ecco tornare alla memoria dei più anziani la mensa popolare di piazzale Bacone dove, nel 1944, le autorità cittadine decisero di somministrare ai cittadini calde porzioni di minestra che, con i suoi effluvi, ammorbò la piazza e le vie limitrofe in quei tragici mesi di guerra. Ecco ricordato il tragico eccidio del 10 agosto 1944 quando quindici prigionieri politici vennero trucidati per rappresagli in piazzale Loreto, dopo che un camion militare tedesco era stato danneggiato da una bomba davanti al numero 77 di viale Abruzzi. Ed ecco anche rievocato l’episodio dell’abbattimento di tutti gli alberi di piazza Aspromonte a cura degli abitanti della zona, per affrontare un po’ più adeguatamente i rigori dell’inverno del 1944.

La piazza era anche lo scenario preferito per gli scontri tra bande rivali di ragazzini (i figli dei piccolo- borghesi della piazza contro i sottoproletari delle case di ringhiera di via Paisiello) che se le suonavano a suon di fitte sassaiole e beffarde “sottrazioni” di pantaloni…

C’era poi il fascista un po’ ritardato che spaventava le ragazzine in piazza Durante a cui toccò poi una brutta fine e la vicenda di una ragazza che dai giardinetti di largo Rio de Janeiro andò a morire di parto in uno sperduto villaggio dell’Alabama, dopo aver sposato un soldato americano.

L’episodio che dà il titolo al libro ricorda la giornata particolare della libraia ambulante ( e partigiana) Pierina Barale che nella mattina del 29 aprile 1945, andando ad aprire la sua bancarella all’angolo tra viale Abruzzi e corso Buenos Aires, si accorse che in piazzale Loreto una folla scomposta ed eccitata stava dando l’ultimo “saluto” al duce del fascismo, alla sua amante e ai suoi complici, che avevano tentato un’estrema disperata fuga verso la Svizzera lungo le strade che costeggiavano la riva occidentale del lago di Como.

Si ricorda anche l’episodio di un intraprendente fotografo che, immortalata la scena dei corpi esposti al ludibrio del popolo, aveva immediatamente avviato un lucroso commercio di cartoline illustrate stampare al momento. In quel piazzale, in preda alla frenesia delle persone accorse, la guerra era comunque finita per sempre. E il resto è noto.

Divertente invece l’episodio, un’autentica leggenda metropolitana, secondo cui, nella stamperia della casa editrice Rizzoli in piazza Carlo Erba, venivano stampate in abbondanza, tra giornali e riviste varie, anche banconote autentiche di una improvvisata Zecca organizzata dai tedeschi. Ma “peccato che sia solo una leggenda”. Ed ecco ancora le vicende di una casa di tolleranza di via Giulio Uberti e delle sue intraprendenti frequentatrici (40/50 prestazioni al giorno) o della villetta vicino a piazza Piola dove si era rifugiata, alla fine del mese di aprile del 1945, la numerosa famigliola di un gerarca fascista scappato dall’Emilia, in fuga cautelativa dal suo paese d’origine. I figli del gerarca, registrati in origine all’anagrafe con i nomi della famiglia del duce (Rachele, Edda, Vittorio, Romano ecc.), cambiarono ben presto il nome in Luisa, Federica, Giuseppe, Mario ecc. Solo il piccolo Galisino, vezzeggiativo del nome Galeazzo, mantenne il diminutivo ma riferito al nuovo nome di Gualtiero. Una simpatica manifestazione dell’italica arte d’arrangiarsi.

Il volume rievoca anche episodi decisamente più tragici come le violenze della banda fascista Muti, che aveva sede in via Rovello che dopo la guerra diventerà la casa del Piccolo Teatro, o della banda Kock in via Paolo Uccello. Tragico e malinconico l’episodio della morte degli attori Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, divi del cinema dei telefoni bianchi, giustiziati da una squadra di partigiani la sera del 30 aprile 1945 sul marciapiede di via Poliziano 15. Quasi grottesco il ricordo di un giovane fiancheggiatore dei partigiani che teneva sotto il letto di casa, subito dopo la fine della guerra, una mitragliatrice Breda 37 a canne sostituibili che lucidava e oliava meticolosamente. Uno scherzo che gli costerà cinque anni di carcere per aver nascosto un’arma da guerra.

Questi e altri episodi, gli ultimi tre si riferiscono ad anni a noi più vicini, concorrono a definire, nella vivace memoria di Tinin Mantegazza, il clima di una Milano che aveva voglia di svegliarsi dagli anni bui del fascismo per respirare nuovamente aria di libertà e di riscossa. La lettura del libro è talmente piacevole e coinvolgente che si perdona volentieri all’autore qualche refuso: l’Italia entrò in guerra nel 1940 e Mussolini venne fucilato a Giulino di Mezzegra.

Il testo è accompagnato da vivaci illustrazioni dello stesso autore.

Bell’esercizio di memoria per ritrovare personaggi e situazioni che hanno contribuito a fare di Milano una città viva e intensa, medaglia d’oro della Resistenza.


Tinin Mantegazza

La libraia di piazzale Loreto

Vie, piazze e storie della Milano in guerra e liberata

corsiero editore, pp. 100, € 18



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