Città Studi, intercettare i bisogni dei cittadini
Il tema del trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale da Città Studi all’area EXPO ha occupato le cronache milanesi negli scorsi mesi e destato ovviamente grandi preoccupazioni nella nostra zona. Sono circolate in rete dichiarazioni, commenti e proposte che meritano attenzione. Avanziamo alcune considerazioni di metodo.
(Paolo Burgio)31/08/2016Al rientro dalle ferie nel mese di settembre in genere siamo soliti pianificare la ripresa delle attività, sia a livello lavorativo, che personale, dopo la pausa estiva. Tra le questioni accantonate e da riprendere ora in considerazione c’è sicuramente Città Studi. La pagina Facebook “Che ne sarà di Città Studi?” ha raccolto in brevissimo tempo adesioni da parte di 1100 membri; un segnale che indica come la questione stia a cuore a tanti abitanti della zona e quanto forte sia l’interesse suscitato dalle incognite che pesano sul futuro dell’intero quartiere. Molti hanno scritto anche alla nostra redazione segnalando preoccupazioni e timori sulle conseguenze negative che potranno ripercuotersi su questa parte della città. Il quartiere negli anni ha assunto una precisa identità e vocazione, che potrebbero venir snaturate da scelte e decisioni prese altrove, per motivi che nulla hanno a che fare con la cura e lo sviluppo dell’esistente. D’altra parte bisogna anche prendere atto che le situazioni evolvono, sorgono nuove esigenze e problematiche.
La domanda posta da molti è che fare, come arginare una spoliazione del territorio che si preannuncia dettata da altri interessi, ben lontani da quelli di chi studia, vive, lavora a Città Studi, senza minimamente coinvolgere studenti, personale docente, lavoratori e abitanti?
Da più parti si è sollecitata la costituzione di un movimento di cittadini, libero, indipendente e autogestito, per porre le basi di un confronto serio tra le parti, in grado di esercitare quel ruolo di analisi, ascolto, valutazione e mediazione che i resposabili delle istituzioni e dei partiti al potere hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di svolgere (tralascio gli esempi, sono quotidiani, ma basta pensare alla genesi, realizzazione e gestione di EXPO e alle sue infelici ripercussioni postume non solo su Città Studi, ma anche su tante altre rilevanti questioni).
Credo che per interrompere la sequela di improvvide soluzioni, diciamo pure le toppe escogitate per rimediare gli errori già compiuti da chi ha il potere di decidere senza rendiconto, un movimento cittadino locale che nasce dal basso, in cui siano presenti quanti hanno a cuore il futuro di Città Studi, studenti, docenti, abitanti, lavoratori, senza pretese di rappresentanza e di protagonismo, sia assolutamente necessario, tenendo conto a mio avviso di alcune essenziali e doverose premesse.
Occorre che la partecipazione dei cittadini si attui come “esercizio di cittadinanza”, in contrapposizione all’esercizio di potere che viene da chi il potere lo detiene e lo usa non per intercettare i bisogni dei cittadini, ma per altri scopi. Occorre che il movimento sappia esprimere i bisogni reali dei cittadini e sappia su questi bisogni avviare il confronto con le istituzioni. Un movimento civico indipendente non ha, né è logico che abbia, i mezzi per proporre studi, soluzioni e alternative, ma può ben confrontarsi sul fatto che le decisioni pubbliche vengano prese soddisfacendo i bisogni dei cittadini. A me sembra che troppo spesso i termini della questione vengano ribaltati, si decidono interventi e opere pubbliche a discapito dell’interesse del cittadino a cui questi interventi dovrebbero essere destinati.
La condizione necessaria per poter esercitare una partecipazione attiva è quella poi della trasparenza, altra prassi poco applicata da sempre. Fatte le scelte e assunte le decisioni si dà notizia ai cittadini del progetto affidato al grande architetto di fama internazionale, degli incarichi di sorveglianza affidati agli amici, delle procedure in deroga alle norme per motivi di urgenza, ecc, ecc…
La trasparenza presuppone una tempestiva informazione e una efficiente comunicazione, non basta affiggere una letterina all’albo pretorio per ritenere assolto il dovere alla trasparenza, non basta creare una pagina Facebook per attivare una comunicazione pubblica. Le azioni da svolgere sotto il profilo della trasparenza verso le istituzioni e verso la cittadinanza richiederanno impegno e capacità, e la loro importanza non dovrà essere sottovalutata. Su questi aspetti si giocherà la reale possibilità di salvaguardare in qualche misura il futuro di Città Studi da parte di un movimento civico cittadino, di cui sentiamo assolutamente l’esigenza.