Se passate da via.....

Una lunga passeggiata per le strade dei nostri quartieri alla ricerca di case e palazzi che hanno ospitato personaggi importanti della nostra recente cultura. Senza malinconia. ()
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“Se passate da via Broletto, al numero 34…” cantava nei primi anni sessanta Sergio Endrigo, un cantautore raffinato che meriterebbe, nella memoria sempre più offuscata del tempo che fu, un’attenzione meglio riposta.

In onore della sua bella canzone, ci siamo esercitati nel rintracciare nel territorio del nostro municipio vie e numeri civici dove hanno abitato e vissuto personaggi importanti nel mondo dell’arte, della letteratura o dello spettacolo. Personalità notissime o anche meno note ai più, sicuramente significative e persino determinanti nell’ambito delle loro professioni o delle loro vocazioni. Un percorso, non necessariamente virtuale, per esercitare la memoria e restituire al tessuto urbano sensazioni e umori in parte perduti, spesso dimenticati.

Partenza. Se passate da via… Porpora al numero 12 una targa murale recita: “Dal 1951 al 1968 in questa casa abitò con la moglie Teresita Lucio Fontana pittore scultore inventore dello spazialismo nel 40° dalla morte- 7 settembre 2008”. Proprio lì, vicino al caos perenne di una delle piazze meno risolte d’Italia, per 17 anni ha vissuto con la moglie uno dei più grandi artisti del ‘900. Toglietevi il cappello.

Seguitando a camminare verso la periferia, un centinaio di metri dopo, si incrocia via Frescobaldi dove, nella villetta rossa contrassegnata dal numero 7, ha vissuto per molti anni Giorgio Gaber. Uomo di musica e spettacolo che sino alla morte (2003) e anche dopo ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento per coloro che erano e sono interessati a dare un contorno di decodificazione al caos degli anni finali del millennio precedente.

Se volete invece avere traccia del suo compagno di mille avventure sonore e umane dovete però spingervi sino al civico 47 di viale Romagna dove visse sino alla morte (2013) il medico chirurgo Vincenzo Jannacci detto Enzo che avvicendava la professione medica con quella di geniale, poetico, saltimbanco (la definizione gli appartiene). L’ultima casa. Cantava Jannacci nella malinconia “El mé indiriss” : “Ma poeu, la vita va; fa quel che voeur: chi va, chi resta chi, chi invece moeur…”. Indimenticabile.

Qualche centinaia di metri dopo, verso piazzale Susa, nella palazzina contrassegnata dal numero 6 di piazza Rio de Janeiro visse per qualche anno, nella metà degli anni ’70, certo Lucio Battisti che, dicono i meglio informati, amava ricevere gli amici e coltivare rose nel giardinetto che dava verso via Dubini.

Un repentino cambio di scena ci porta a percorrere viale Vittorio Veneto sino al civico 24, noto come la casa della fontana, dove visse i suoi anni milanesiDino Buzzati, giornalista, scrittore, pittore. Spirito liberissimo che seppe arricchire, tra l’altro, le pagine del Corriere della Sera, di cui sin da giovane era ricercato collaboratore.

Si ritorna in piazza Oberdan e si prosegue verso viale Piave dove, all’incrocio con via Bellotti, tristemente nota per fattacci di eversione nera, in un palazzo che ora non esiste più, al numero 2, abitava il pittore Luigi Veronesi, maestro astrattista, sperimentatore di forme e linguaggi anche in campo fotografico e cinematografico.

Torniamo ora sui nostri passi, attraversiamo il caotico corso Buenos Aires e approdiamo, dopo esserci lustrati gli occhi con la floreale facciata di casa Galimberti di via Malpighi, all’austero palazzo, molto milanese, al numero 19 di via Melzo dove ha vissuto per molti anni Giovanni Raboni, poeta tra i maggiori del ‘900. Scrittore, maestro di pensiero, critico teatrale, condivideva con un altro grandissimo poeta, Vittorio Sereni, una liberatoria passione calcistica per l’Inter. Sereni non è stato citato a caso poiché, tra le sue varie abitazioni milanesi, ha vissuto, subito dopo la seconda guerra mondiale, in via Scarlatti 27. Perdonateci lo sconfinamento “poetico”, sappiamo che quel numero civico è per pochi metri nel municipio 2. Ma tant’è. Sereni è tra i più grandi.

Riattraversiamo corso Buenos Aires, percorriamo via Ponchielli e, superato l’apparentemente tranquillo piazzale Bacone, arriviamo in via Farneti dove, al numero 9, ha abitato sino alla morte (2003) Giuseppe Pontiggia.

Scrittore elegante, persona affabile e generosa visse per anni in un originale appartamento, completamente tappezzato di libri. Un galantuomo di tempi che non ritornano.

La piacevole passeggiata ci porta ora a percorrere l’ombrosa via Giovanni Battista Morgagni. Attraversato piazzale Lavater, ci si inoltra in via Ramazzini dove al numero 8 ha vissuto Franco Quadri, critico teatrale di La Repubblica, inventore del Premio Ubu che, ancora oggi, costituisce uno dei massimi riconoscimenti per gli operatori del teatro italiano. Allo stesso indirizzo, al secondo piano, aveva sede la casa editrice Ubulibri, da lui fondata nel 1977, coraggiosa esperienza di editoria libera e progressista.

Termina qui il nostro breve viaggio alla ricerca di luoghi e di atmosfere di una Milano ricca di fermenti creativi, abitata, come oggi del resto, da persone che hanno saputo interpretare un ruolo decisivo per migliorare la qualità della vita di tutti noi.

Per dirla ancora con Endrigo:” Se passate da via…/toglietevi il cappello e parlate sotto voce”.


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