Parliamo ancora di "Hotel Gestapo"
La via Santa Margherita a Milano, per quanto centralissima, non è mai stata una via particolarmente significativa, ancorché, nel corso dei secoli, abbia cambiato più volte denominazione, da via degli Armaioli a quello di Santa Maria del Gisone, sino a chiamarsi, alla metà dell’800, via dei Librai, per via delle botteghe di Vallardi e Pirola.
Oggi pochissimi, milanesi e non, sanno cosa accadde in quella via oltre 70 anni fa.
Una via tranquilla e signorile che dal settembre del 1943 all’aprile del 1945 divenne tragicamente nota, a Milano ma non solo, per ospitare l’Albergo Regina che, in quegli anni di guerra, aveva assunto per il popolo milanese la denominazione terribile di “Hotel Gestapo”.
Alle vicende accadute all’interno di questa struttura, Antonio Quatela ha dedicato un libro che rievoca le nefandezze che in quel luogo si compirono con la feroce regia del Comando delle SS di stanza a Milano.
Il civilissimo ed elegante albergo divenne in poche settimane una sorta di fortilizio all’interno del quale vennero consumate dai tedeschi occupanti atrocità di ogni sorta ai danni dei cittadini milanesi antifascisti, ebrei o, semplicemente, contrari alla così detta Repubblica di Salò.
Nel libro, Quatela racconta le mille vicende occorse in quegli anni milanesi di guerra, dove alla fame e ai bombardamenti alleati si sommava la barbara crudeltà dei tedeschi e dei loro succubi camerati, i fascisti.
Si conoscono così i nomi dei comandanti di quella struttura, quando Milano doveva essere una mera succursale di Berlino, il colonnello Walter Rauff e, soprattutto, il capitano Theodor Emil Saevecke che dell’Hotel Gestapo era il capo incontrastato. Curioso notare che entrambi questi autentici criminali di guerra finiranno i loro giorni rispettati e potenti, il primo in Cile e il secondo addirittura in Germania, paese che negò l’estradizione dopo un’esemplare condanna di un tribunale italiano.
Cosa accadeva all’Hotel Gestapo? Molto spesso, i cittadini italiani arrestati a Milano in quanto sospettati di essere contro il regime nazifascista venivano portati nei locali dell’hotel per essere interrogati, malmenati e torturati. Alla fine di questo trattamento preliminare e preventivo, la maggioranza di loro veniva poi tradotta a San Vittore e da qui ai campi di sterminio in Italia, Austria, Polonia e Germania.In un’appendice finale sono elencati i luoghi dove fascisti e nazisti esercitavano il proprio potere, una vera e propria “topografia del terrore” che, solo per ricordare la nostra zona, vedeva lugubri presidi in via Pascoli e in via Andrea Del Sarto, mentre la famigerata Brigata nera Aldo Resega disponeva di sedi, tra le altre, in via Cadamosto e in via Conte Rosso. La Casa dello studente di viale Romagna ospitava una sede dell’organizzazione Todt, mentre ufficiali e sottufficiali tedeschi dimoravano all’albergo Titanus di viale Abruzzi.
Tutto questo è raccontato con dovizia di particolari nel bel libro di Antonio Quatela, insegnante e studioso, particolarmente impegnato in questi ultimi anni a restituire memoria dei tragici anni del fascismo e della seconda guerra mondiale.
Quatela compare anche tra coloro che il 27 gennaio 2010 vollero che una lapide venisse apposta sulla facciata di quello che era stato l’Albergo Regina “per la memoria del passato, la comprensione del presente, la difesa della democrazia, il rispetto dell’umanità”.
Se passate da via Santa Margherita, all’angolo con via Silvio Pellico, ora sapere dove dovete fermarvi.
Abbiamo chiesto all’autore del libro Antonio Quatela di rispondere a qualche domanda sul suo lavoro.
D. Quali e quante fonti ha consultato per il suo libro?
R. L’AK Mailand (Comando avanzato Milano) dell’Hotel Regina al comando del colonnello Walter Rauff, alla vigilia del 25 aprile ’45, ha pensato bene di bruciare tutto il materiale documentale che riguardava interrogatori e quant’altro, per non lasciare traccia delle nefandezze consumate durante i venti mesi di occupazione. C’è però una memorialistica di chi ha avuto la sventura di passare attraverso quel cancello blindato di via Santa Margherita 6 che testimonia ciò che accadde in modo inequivocabile in quei locali per opera degli ufficiali e dei marescialli delle SS, della Gestapo e della Polizia Servizio di Sicurezza. Di queste, tra le numerose che ho raccolto, ne ricordo solo alcune: Ferruccio Parri, Don Giovanni Barbareschi, Giulio Agostino Astoli, Antonio De Bortoli, Jusuf Mandel. Durante la ricerca tuttavia un colpo di “fortuna” mi ha condotto a recuperare un documento, desecretato dalla CIA, dove è stato possibile conoscere i primi interrogatori effettuati dall’intelligence americana dell’OSS (Office of Strategic Services) agli ufficiali e sottoufficiali dell’Albergo Regina, per ricostruire così le loro biografie.
D. Secondo lei, esistono ancora vicende oscure o non adeguatamente studiate sul tema del fascismo e della Resistenza?
R. Certamente ci sono ancora molte pagine oscure su quel periodo, come del resto in gran parte delle stagioni storiche. A posteriori è sempre difficile poter ricostruire gli accadimenti con compiutezza e verità certa. Molte pagine di quel periodo restano ancora non disvelate completamente. La ricerca continuerà e dovrà comunque accontentarsi di verità approssimative. Penso per esempio, nel caso del mio lavoro, alle vicende dell’agente segreto dell’OVRA Ugo Ostèria.
D. Perché soprattutto i giovani devono leggere il suo libro?
R. I giovani dovrebbero in genere leggere più libri. Il mio è uno dei tanti libri di storia (di genere divulgativo) che cerca di portare la conoscenza e la comprensione del nostro recente passato, che ha visto e subito gli orrori generati dal nazifascismo. Prendere coscienza di quello che è stato il nostro tragico passato può essere un antidoto per le nuove generazioni a che la storia non ripercorra quelle oscure strade.